Primo itinerario - Musei e Sacrari [km 25]

onviene partire di buon ora, e superato l’abitato di El Alamein, superata la chiesa Copta deviare a destra per il museo della battaglia, facilmente riconoscibile perché nel giardino tuttintorno sono posizionati mezzi militari scampati alla rottamazione. Direttamente gestito dal Governo Egiziano, in esso vi sono raccolti numerosi cimeli e fotografie dell’epoca. Nel cortile, come detto, troveremo un relitto di Spitfire (ali e motore), un carro italiano M13/40, un Semovente da 75/18, sempre italiano, alcune autoblindo, una delle quali del LRDG [Long Range Desert Group], e poi camion e cannoni, fra i quali il mitico 88 tedesco.


Ingresso museo
Resti di Spitfire
M13/40 italiano
Semovente italiano
Interno museo

Interno museo
Interno museo
Interno museo
Il folgorino
Esterno museo

Un cortile d'onore, con un discutibile monumento a gradoni introduce alla prima sala ove sono riprodotti plastici della battaglia. Alle pareti numerose bacheche e fotografie originali e riprodotte. Il percorso si svolge poi attraverso sale dedicate alle forze italo-tedesche e a quelle del Commomwealth. Diorami, manichini vestiti con non sempre le uniformi originali dell'epoca e numerosissimi reperti alcuni dei quali veramente notevoli fanno trascorrere una buona ora e mezza completamente immersi negli eventi del 1942. Lasciato il museo in direzione El Alamein, raggiungiamo il primo sacrario e cioè quello del Commonwealth. La sua visita richiede circa 30 minuti.
Cimitero britannico
Cimitero britannico
Cimitero britannico
Cimitero britannico
Cimitero britannico

Questo è un tipico cimitero di guerra britannico con vialetto di accesso, corte d’onore e poi distesa di lapidi marmoree incise con stemma di appartenenza, grado, nome del combattente e breve epitaffio. Ben curato, con numerosi alberi di mimosa (che a marzo sono in fiore), altare centrale e cripta in fondo. Uscendo, superata la corte d'onore, parte sulla sinistra un vialetto acciottolato i cui sassi vengono dalla zona della depressione di Qattara e sono formati da tronchi fossili frantumati. Il vialetto porta al monumento commemorativo della partecipazione della 9a Divisione Australiana alla battaglia; degno di nota, il bassorilievo bronzeo della piana della battaglia.
Cimitero britannico
Cimitero britannico
Cimitero britannico
Cimitero britannico
Sherman egiziano

Accanto, sulla stessa via si trova anche il Sacrario Greco: piccolo cimitero con alcune centinaia di lapidi di militari greci. Lasciato il Sacrario riprendiamo la litoranea e facciamo tappa a El Alamein.Il bivio si riconosce per un carro armato posto su un piedistallo nello spartitraffico della litoranea: trattasi di uno Sherman M4A4, con torretta basculante FL-10 (dal carro leggero francese AMX-13), fornito nel dopoguerra all'esercito egiziano. Il paese non è nulla di particolare, un agglomerato disordinato di piccole abitazioni e di alcuni palazzi in costruzione, ma è genuino, non invaso da negozi di souvenir etc. Quel che rimane della famosa stazioncina costruita dagli inglesi prima della guerra merita una visita. Tale era dopo la battaglia e tale è rimasta. Al di là della ferrovia: il nulla.
El Alamein
El Alamein
El Alamein
La famosa stazione
L'interno

Percorrendo la litoranea in direzione El Alamein si trovano tre lapidi, una delle quali, molto nota, fu posta per segnalare il punto più vicino ad Alessandria dell'avanzata italo-tedesca, raggiunto dal VII Reggimento Bersaglieri. Le altre due segnalano le posizioni dei campi minati britannici e dell'Asse. A tredici chilometri dall’abitato, in direzione Marsa Matruh, si staglia in lontananza il Sacrario Tedesco.
Mancò la fortuna...
Campi minati britannici
Campi minati dell'Asse
Sacrario tedesco
Sacrario tedesco

Si lascia la litoranea e sulla destra si percorre una strada sterrata per un paio di km e si arriva alla imponente struttura del Sacrario: sembra un castello svevo, con torrioni agli angoli e feritoie. Alcune gradinate e si accede tramite un portone direttamente nel cortile interno. Un'alta colonna sormontata da quattro aquile, otto padiglioni a contorno con le lapidi dei caduti e un piano superiore con alcune foto. L’aspetto non è certo sereno, incute timore e senso di oppressione mentre all’esterno si gode una meravigliosa vista sul mare e la bianca spiaggia degli arabi, mentre sul versante opposto sulla piana della battaglia. Il custode Raouf e i suoi figli hanno una discreta collezione di cimeli e parlano un buon inglese per cui è facile colloquiare con loro. Raouf è disponibile con il suo pick up a portare in giro i turisti ma come detto nella parte introduttiva ciò è pericoloso e si viaggia a proprio rischio. La visita del sacrario richiede circa 30 minuti. Riprendendo la marcia lungo la litoranea, dopo 5 chilometri finalmente si giunge a quello che, senza retorica, è il più bello: Il Sacrario Italiano.
Sacrario tedesco
Sacrario tedesco
Sacrario tedesco
Cimitero italiano
Sacrario italiano

E' il 1947 e il Maggiore Sillavengo (Caccia Dominioni) è di nuovo al Cairo. La raccolta delle salme sul campo di battaglia spettava ai prigionieri italiani e tedeschi, e numerosi sono i cimiteri improvvisati lungo tutta la piana. La zona è ancora fortemente cosparsa di relitti, numerosi i cimiteri di carri, mine ogni dove. Chi si occupa dei morti del deserto? Tutti i cimiteri sono sotto custodia del Imperial War Graves Comission, anche quelli italo-tedeschi. Al 1947 la ricerca delle salme per ordine britannico è sospesa e numerosi sono i soldati ancora dispersi.
Sacrario italiano
Sacrario italiano
Sacrario italiano
Sacrario italiano
Sacrario italiano

ATell el Eisa (quota33) vi è un cimitero italo-tedesco improvvisato, in mezzo alle trincee e postazioni australiane e a rischio di frane per gli improvvisi acquazzoni autunnali. Il Governo Italiano sembra aver dimenticato ma non il Console d'Italia al Cairo: Alfredo Nuccio ex bersagliere. Chiamato Sillavengo gli disse: "sei tu che devi andare a vedere cosa succede dei nostri morti nel deserto"; comincia l'epopea della ricerca, del dare un nome agli ignoti, della progettazione della base di Q33 e poi del Sacrario fino a tutto il 1962. Q33 nasce come punto topografico inglese e poi come base logistica per le spedizioni nel deserto di Sillavengo: progressivamente ampliata diventerà il faro di tutti coloro che transitano e simbolo dell'Italia in terra egiziana. A tale proposito è utile leggere prima di partire i due meravigliosi libri di Caccia Dominioni 'El Alamein' e 'Takfir' (Mursia).
Sacrario italiano
Sacrario italiano
Sacrario italiano
Sacrario italiano
Sacrario italiano

La costruzione sorge al km 120 della litoranea su un terreno collinoso che il governo egiziano ha dato in concessione all'Italia per 99 anni. Il complesso consta di tre blocchi distinti: sulla litoranea vi si trova l'ingresso con la corte d'onore, sulla destra il museo il deposito e servizi, sulla sinistra il cimitero degli Ascari Libici (228 salme) e la Moschea (curioso sapere che le autorità italiane non avevano dato il permesso per la costruzione della Moschea ma Dominioni la fece ugualmente fingendo di non aver ricevuto il dispaccio e quando lo ricevette... "mi dispiace, è già costruita!". Un lungo viale di oleandri e buganvillee (500mt) porta alla torre ottagonale bianca e rastremata del Sacrario. Al suo interno sono raccolte le salme di 2247 "noti" e 2187 "ignoti". Costruito fra il 1954 e 1958 dall'arch. Caccia Dominioni in pietra bianca per inserirsi perfettamente nell'ambiente di costruzioni calcinee locali, nella sua essenzialità è imponente e infonde nel visitatore grande pietà, sgomento, rispetto.
Rasoul, Daniele ed altri
Rasoul e Daniele
Caccia Dominioni
L'altare
Il libro delle firme

A 500 metri sulla sinistra, lungo la pista Sergio Bresciani (il più giovane caduto ad El Alamein) sorge Q33. Il custode Rasoul è un ormai vecchio beduino che ha accompagnato Dominioni nella ricerca delle salme ed è stato nominato "Cavaliere". Il volto scolpito dal sole, il sorriso genuino, il suo italiano precario ma sufficiente per raccontare storie sono il piacevole contorno ad una visita in questo luogo sacro. L'interno è suggestivo, profondo, con le lapidi disposte lungo corridoi, tutte uguali, ma ogni nome inciso, a chi conosce gli eventi, racconta di gesta, episodi semplici, drammi umani. Non è difficile ritrovarsi involontariamente con gli occhi lucidi. Prima di lasciare il luogo è doverosa una sosta al piccolo ma ricco museo annesso; museo tutto italiano. La visita completa richiede almeno un'ora o due.
Il libro d'onore
Piastrino di riconoscimento
Sacrario italiano
Sacrario italiano
Quota 33

Pista Bersciani
Quota 33
Tabelle indicatrici
Sacrario italiano

28 Luglio 2008 / v06

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